Abaton

Nella tradizione antica, l’Abaton era uno spazio riservato, solitamente collocato all’interno di templi o complessi religiosi, dove si riteneva che le divinità o energie sacre fossero particolarmente presenti. Il concetto di “inaccessibilità” non era soltanto fisico, ma anche simbolico, rappresentando la necessità di purificazione e preparazione spirituale per accedere a tali luoghi.

Il concetto di abaton si estendeva oltre l’architettura templare, applicandosi anche a spazi naturali considerati sacri e inviolabili: poteva riferirsi a recinti sacri, porzioni di boschi o persino intere montagne. Tipicamente, negli edifici religiosi, l’abaton era collocato in una zona sotterranea, celata alla vista dei fedeli comuni, dove venivano custodite preziose reliquie e oggetti rituali.

Nell’antichità classica, l’esempio più celebre era l’abaton del tempio di Apollo a Delfi, dove la sacerdotessa Pizia pronunciava i suoi oracoli seduta sul sacro tripode. Una peculiare eccezione si trovava nel santuario di Esculapio a Epidauro, dove l’abaton assumeva una funzione terapeutica: qui i malati sostavano in attesa di ricevere la guarigione divina.

Nella tradizione ebraica, l’abaton trovava il suo equivalente nel “debir” (letteralmente “ambiente posteriore”) o “qodesh ha-qadashim” (“santo dei santi”, tradotto in latino come “sancta sanctorum”) del Tempio di Gerusalemme. Questo spazio sacralissimo, riservato esclusivamente al sommo sacerdote, custodiva l’Arca dell’Alleanza, il simbolo più alto del patto tra Dio e il popolo ebraico.

Con l’avvento del cristianesimo, il termine abaton venne talvolta utilizzato per designare l’area del presbiterio, mantenendo così il suo significato di spazio riservato e sacro, ma adattandolo alla nuova architettura religiosa.

Etimologia

La parola Abaton deriva dal greco antico ἄβατον (ábaton), un termine composto dal prefisso privativo ἀ- (a-, “non”) e dal verbo βαίνω (baino, “camminare” o “entrare”). Letteralmente, significa “inaccessibile” o “luogo in cui non si può entrare”. Il termine era utilizzato in ambito religioso, architettonico e culturale per indicare luoghi sacri, inviolabili o di difficile accesso.

Utilizzo storico e religioso

L’Abaton ha trovato impiego in diverse civiltà e contesti storici, con significati che variavano in base alla cultura e alla funzione attribuita a questi spazi. Le principali applicazioni dell’Abaton si riscontrano nella religione greca antica, ma anche in altre tradizioni.

Religione greca

Nella Grecia antica, l’Abaton era spesso associato ai templi di Esculapio, il dio della medicina. Questi spazi, solitamente situati in prossimità degli Asclepieia (complessi dedicati alla guarigione), erano riservati ai riti di incubazione, durante i quali i malati dormivano nella speranza di ricevere sogni o visioni curative direttamente dal dio. L’accesso all’Abaton era permesso solo dopo rituali di purificazione, che potevano includere bagni sacri, digiuni e preghiere.

Architettura religiosa

In ambito architettonico, l’Abaton era spesso un’area delimitata e separata dal resto del complesso templare, come una camera segreta, una cripta o un’area coperta. Spesso collocato dietro l’altare principale o in una zona adiacente al santuario, l’Abaton poteva essere accessibile solo ai sacerdoti o agli iniziati.

Significati simbolici

Oltre al suo utilizzo pratico, l’Abaton rappresentava un luogo di connessione tra il mondo umano e il divino. La sua inaccessibilità fisica era un simbolo della distanza tra l’uomo comune e il sacro, che poteva essere superata solo attraverso un cammino spirituale o iniziatico.

Abaton in altre tradizioni

L’idea dell’Abaton non è esclusiva della Grecia antica. Concetti simili si ritrovano in molte altre culture:

  • Egitto antico: Spazi inaccessibili erano presenti nei templi egizi, spesso riservati ai faraoni o ai sacerdoti, dove erano custoditi oggetti sacri o immagini divine.
  • Cristianesimo: Il Sancta Sanctorum delle chiese medievali, la zona più sacra dove erano custodite reliquie, può essere considerato un parallelo del concetto di Abaton.
  • Buddhismo: In alcuni monasteri, vi sono stanze sacre destinate esclusivamente ai monaci più anziani o agli abati, accessibili solo dopo lunghi periodi di meditazione e studio.

Abaton nella cultura moderna

Il termine Abaton è talvolta utilizzato in senso figurato per descrivere luoghi o concetti inaccessibili o misteriosi. In letteratura e filosofia, può simboleggiare l’ignoto, il trascendente o ciò che è al di là della comprensione umana.

In ambito artistico, il termine è stato ripreso per designare spazi espositivi o installazioni che evocano un senso di sacralità o isolamento. Nell’architettura contemporanea, alcune aree di riflessione o meditazione nei musei e nei centri culturali possono essere concepite come una reinterpretazione moderna dell’Abaton.

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