Mobbing

Il mobbing è un fenomeno psicologico e sociale che si verifica all’interno dell’ambiente lavorativo ed è caratterizzato da comportamenti sistematici e intenzionali volti a isolare, vessare o danneggiare un lavoratore. Tali comportamenti possono provenire da colleghi, superiori (mobbing verticale) o subordinati (mobbing ascendente) e generano un ambiente ostile, con gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale della vittima.

Il mobbing è definito come un insieme di azioni sistematiche, ripetitive e prolungate nel tempo, messe in atto con l’intento di marginalizzare o danneggiare una persona sul luogo di lavoro. Gli elementi chiave del mobbing includono:

  1. Comportamenti vessatori: Atti verbali, non verbali o fisici che umiliano, isolano o intimidiscono la vittima.
  2. Ripetitività e durata: Il mobbing si distingue dallo stress lavorativo episodico perché è continuo e si protrae per un periodo significativo (almeno sei mesi, secondo Leymann).
  3. Intento discriminatorio: Un elemento fondamentale è la volontà di causare danni, diretti o indiretti, alla vittima.
  4. Asimmetria di potere: Può essere formale, come nel caso di un superiore gerarchico, o informale, quando un gruppo si coalizza contro un singolo individuo.

Il termine “mobbing” è entrato nell’uso comune per descrivere una serie di dinamiche disfunzionali che si verificano sul posto di lavoro, diventando oggetto di studio approfondito in psicologia, sociologia, diritto del lavoro e medicina.

Il mobbing è una forma di violenza psicologica che richiede attenzione e intervento a tutti i livelli. Riconoscere i segnali precoci, creare ambienti lavorativi sani e fornire supporto alle vittime sono passi fondamentali per contrastare questo fenomeno. In un mondo del lavoro sempre più competitivo, promuovere il rispetto e il benessere dovrebbe essere una priorità centrale per le organizzazioni e la società.

Etimologia

La parola mobbing deriva dal verbo inglese to mob, che significa “attaccare in gruppo”. Il termine, inizialmente, fu usato in etologia per descrivere il comportamento aggressivo di animali che, agendo in gruppo, attaccano un predatore.

L’adattamento del termine al contesto lavorativo è stato introdotto dal medico e psicologo svedese Heinz Leymann negli anni ’80. Leymann studiò per primo gli effetti di comportamenti vessatori e ripetuti sui lavoratori, attribuendo loro il nome “mobbing” per evidenziarne la natura aggressiva e collettiva.

Tipologie di mobbing

Il mobbing può essere classificato in base alla dinamica gerarchica e alla natura dei comportamenti:

In base alla gerarchia

  1. Mobbing verticale:
    • Discendente: È il caso più comune, in cui un superiore gerarchico adotta comportamenti vessatori nei confronti di un dipendente.
    • Ascendente: Un gruppo di subordinati può prendere di mira un superiore, spesso per minarne l’autorità.
  2. Mobbing orizzontale:
    • Avviene tra colleghi di pari livello gerarchico, spesso motivato da invidie, rivalità o conflitti personali.

In base agli obiettivi

  • Mobbing strategico: Attuato dall’azienda o da superiori con l’obiettivo di spingere un dipendente a lasciare volontariamente il posto di lavoro.
  • Mobbing emozionale: Motivato da dinamiche personali, come gelosie o antipatie.
  • Mobbing discriminatorio: Basato su discriminazioni di genere, età, razza, orientamento sessuale o religione.

In base ai comportamenti

  • Esclusione sociale: Isolamento della vittima da parte del gruppo di lavoro.
  • Critiche ingiustificate: Svalutazione continua del lavoro svolto.
  • Diffamazione: Diffusione di false informazioni per screditare la vittima.
  • Ostruzionismo: Ostacoli deliberati all’esecuzione delle mansioni.
  • Abuso di potere: Uso improprio della posizione gerarchica per umiliare o intimorire.

Cause del mobbing

Il mobbing può derivare da una combinazione di fattori individuali, relazionali e organizzativi:

Fattori individuali

  • Caratteristiche della vittima: Persone competenti, creative o con forti principi morali possono diventare bersagli di invidie o intimidazioni.
  • Caratteristiche dell’aggressore: Tendenza al controllo, insicurezza personale o narcisismo.

Fattori relazionali

  • Conflitti interpersonali: Rivalità o incomprensioni possono degenerare in comportamenti vessatori.
  • Dinamiche di gruppo disfunzionali: Presenza di favoritismi, mancata coesione o competizione eccessiva.

Fattori organizzativi

  • Cultura aziendale: Un ambiente di lavoro poco trasparente o tollerante verso comportamenti aggressivi favorisce il mobbing.
  • Carenza di leadership: La mancanza di una gestione efficace dei conflitti facilita l’instaurarsi di dinamiche negative.
  • Incertezza lavorativa: Ristrutturazioni, crisi aziendali o precarietà possono esasperare tensioni interne.

Conseguenze del mobbing

Il mobbing ha effetti devastanti sulla salute psicofisica della vittima, sull’efficienza dell’organizzazione e sulla società in generale.

Conseguenze per la vittima

  1. Fisiche:
    • Disturbi del sonno.
    • Problemi cardiovascolari, come ipertensione.
    • Malattie psicosomatiche (es. gastrite, cefalea cronica).
  2. Psicologiche:
    • Ansia e depressione.
    • Perdita di autostima.
    • Disturbo post-traumatico da stress (PTSD).
  3. Sociali:
    • Isolamento e difficoltà relazionali.
    • Problemi economici derivanti dalla perdita del lavoro.

Conseguenze per l’organizzazione

  • Calo della produttività.
  • Aumento dell’assenteismo e del turnover.
  • Perdita di talenti.
  • Danni alla reputazione aziendale.

Conseguenze sociali

  • Costi sanitari e previdenziali elevati.
  • Impatti sulla qualità della vita delle famiglie delle vittime.
  • Riduzione complessiva della fiducia nelle istituzioni lavorative.

Prevenzione del mobbing

La prevenzione del mobbing richiede un impegno congiunto da parte delle aziende, dei dipendenti e delle istituzioni:

  1. Aziende:
    • Promuovere una cultura aziendale inclusiva e rispettosa.
    • Istituire procedure chiare per la gestione dei conflitti.
    • Fornire formazione ai manager per identificare e contrastare comportamenti vessatori.
  2. Dipendenti:
    • Sviluppare competenze comunicative per gestire i conflitti.
    • Segnalare tempestivamente episodi di mobbing.
  3. Istituzioni:
    • Rafforzare le normative sul lavoro.
    • Creare enti di supporto per le vittime di mobbing.

Il mobbing nella normativa

In molti Paesi, il mobbing è riconosciuto come una forma di discriminazione o violenza psicologica sul lavoro, ma le normative variano. In Italia, non esiste una legge specifica sul mobbing, ma episodi di vessazione possono essere perseguiti attraverso:

  • Codice civile: Per violazione dei diritti contrattuali o danno biologico.
  • Codice penale: Per diffamazione, molestie o abuso d’ufficio.
  • Normative sulla sicurezza sul lavoro: Il Decreto Legislativo 81/2008 impone agli datori di lavoro di tutelare la salute psicofisica dei dipendenti.

Trattamento e supporto per le vittime

Le vittime di mobbing possono beneficiare di diversi interventi:

  1. Supporto psicologico:
    • Terapia individuale per affrontare traumi e ripristinare l’autostima.
    • Gruppi di supporto con altre vittime.
  2. Assistenza legale:
    • Consulenza per intraprendere azioni giudiziarie contro l’aggressore o l’organizzazione.
  3. Riabilitazione lavorativa:
    • Programmi di reinserimento per ristabilire la fiducia nel contesto lavorativo.

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