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Il disturbo post-traumatico da stress (DPTS), noto anche con l’acronimo inglese PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder), è una condizione psicopatologica che può svilupparsi a seguito di un evento traumatico vissuto o assistito da un individuo. Gli eventi traumatici includono, ma non sono limitati a, esperienze di guerra, aggressioni fisiche o sessuali, incidenti gravi, disastri naturali o altre situazioni che mettono in pericolo la vita o l’integrità fisica della persona o di altre persone.
Questa condizione è caratterizzata da una serie di sintomi psicologici, emotivi e fisici persistenti, che possono interferire significativamente con la qualità della vita e con il funzionamento quotidiano del soggetto.
Evoluzione storica del concetto
La comprensione del disturbo post-traumatico da stress ha attraversato diverse fasi storiche prima di giungere alla sua attuale concettualizzazione. Durante la Prima Guerra Mondiale, i medici militari iniziarono a osservare una condizione che definirono “shell shock” o “nevrosi da guerra”, caratterizzata da sintomi come tremori, paralisi, mutismo e stati dissociativi nei soldati esposti al combattimento. Questa condizione venne inizialmente attribuita agli effetti fisici delle esplosioni sul sistema nervoso, ma gradualmente si comprese che aveva origine principalmente psicologica.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, il fenomeno venne ulteriormente studiato e definito come “fatica da combattimento” o “nevrosi da combattimento”. Fu solo con la guerra del Vietnam che si iniziò a sviluppare una comprensione più sistematica di questa condizione, portando infine al suo inserimento nel DSM-III nel 1980 con la denominazione attuale di disturbo post-traumatico da stress.
Definizione e criteri diagnostici
Il DPTS è classificato nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) come un disturbo correlato a eventi traumatici e stressanti. Per diagnosticare il disturbo, devono essere soddisfatti criteri specifici, tra cui:
Esposizione a un evento traumatico
L’individuo deve essere stato esposto a un evento che ha comportato:
- Minaccia di morte, lesioni gravi o violenza sessuale.
- Esposizione diretta (essere vittima dell’evento) o indiretta (assistere o essere informati dell’evento che ha colpito una persona cara).
Sintomi intrusivi
Il soggetto presenta almeno uno dei seguenti sintomi intrusivi associati all’evento traumatico:
- Ricordi ricorrenti, involontari e intrusivi dell’evento.
- Incubi legati al trauma.
- Flashback, in cui l’individuo rivive l’evento come se stesse accadendo di nuovo.
- Distress psicologico intenso o reazioni fisiologiche a segnali che ricordano l’evento.
Evitamento
L’individuo evita sistematicamente stimoli associati al trauma, come:
- Evitare pensieri, sentimenti o conversazioni legati all’evento.
- Evitare luoghi, persone o situazioni che evocano il trauma.
Alterazioni negative di cognizioni e umore
Queste alterazioni possono includere:
- Difficoltà a ricordare aspetti importanti dell’evento.
- Credenze negative persistenti su se stessi, sugli altri o sul mondo (“Sono colpevole”, “Non ci si può fidare di nessuno”).
- Stato emotivo negativo persistente (paura, rabbia, senso di colpa o vergogna).
- Perdita di interesse per attività significative.
- Senso di distacco o estraneità dagli altri.
Alterazioni dell’arousal e della reattività
Questi sintomi possono includere:
- Irritabilità e scoppi d’ira.
- Comportamenti spericolati o autolesionistici.
- Ipervigilanza.
- Esagerate risposte di allarme.
- Difficoltà di concentrazione o disturbi del sonno.
Durata e compromissione funzionale
- La durata dei sintomi deve essere superiore a un mese.
- I sintomi devono causare disagio clinicamente significativo o compromissione nelle aree sociale, lavorativa o in altre aree importanti della vita.
Esclusione di altre cause
La sintomatologia non deve essere attribuibile a effetti di sostanze o ad altre condizioni mediche.
Epidemiologia
Il DPTS colpisce individui di tutte le età e culture. Secondo le statistiche:
- Circa il 7-8% della popolazione generale svilupperà DPTS nel corso della vita.
- Il disturbo è più comune nelle donne rispetto agli uomini, probabilmente a causa di una maggiore esposizione a eventi traumatici come abusi sessuali.
- Veterani di guerra, soccorritori di emergenza e individui esposti a disastri naturali o atti di terrorismo sono particolarmente vulnerabili.
Fattori di rischio
Diversi fattori possono influenzare il rischio di sviluppare il DPTS, tra cui:
- Fattori individuali: storie personali di traumi, predisposizione genetica o biologica, e tratti della personalità (es. tendenza all’ansia).
- Fattori legati all’evento: gravità, durata e prossimità all’evento traumatico.
- Fattori ambientali: supporto sociale limitato o assente dopo l’evento traumatico.
Meccanismi neurobiologici
Il DPTS coinvolge alterazioni nelle funzioni neurobiologiche e fisiologiche:
- Amigdala: responsabile della risposta alla paura; iperattiva nei soggetti con DPTS.
- Corteccia prefrontale: ridotta attività, compromettendo il controllo delle emozioni.
- Ippocampo: riduzione volumetrica, che influisce sulla memoria contestuale e sul controllo delle risposte allo stress.
- Sistema nervoso autonomo: iperattività cronica, con aumento della risposta simpatica.
Questi cambiamenti riflettono una persistente attivazione del sistema di stress e una difficoltà nel modulare la risposta agli stimoli associati al trauma.
Trattamenti
Il trattamento del DPTS è multidimensionale e comprende approcci psicoterapici e farmacologici.
Psicoterapia
- Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): si concentra sulla ristrutturazione dei pensieri disfunzionali e sull’esposizione graduale agli stimoli traumatici.
- EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing): utilizza movimenti oculari guidati per rielaborare i ricordi traumatici.
- Terapia centrata sul trauma: aiuta i pazienti a integrare e superare l’esperienza traumatica.
Trattamenti farmacologici
- Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI): come sertralina e paroxetina, approvati per il trattamento del DPTS.
- Farmaci ansiolitici e antipsicotici: in casi specifici, per gestire sintomi associati.
Approcci complementari
- Tecniche di rilassamento: yoga, mindfulness e meditazione possono ridurre i livelli di stress.
- Supporto sociale: la costruzione di una rete di sostegno è cruciale per la guarigione.