Microplastica

La microplastica è una categoria di inquinanti costituita da frammenti di plastica di dimensioni ridotte, generalmente inferiori a 5 millimetri di diametro. Questo termine comprende sia particelle plastiche prodotte intenzionalmente in piccole dimensioni (microplastiche primarie) sia quelle derivanti dalla frammentazione di oggetti plastici più grandi (microplastiche secondarie). La presenza di microplastiche rappresenta una delle principali preoccupazioni ambientali del XXI secolo, a causa del loro impatto sull’ecosistema marino, terrestre e, potenzialmente, sulla salute umana.

Le microplastiche sono classificate in base alla loro origine, composizione chimica, forma e dimensione:

  1. Microplastiche primarie: sono prodotte intenzionalmente per specifici usi industriali e commerciali, come abrasivi nei cosmetici, additivi industriali, o pallini utilizzati nell’industria plastica (ad esempio, pellet di resina).
  2. Microplastiche secondarie: derivano dalla degradazione di materiali plastici più grandi attraverso processi di fotodegradazione, abrasione meccanica e decomposizione chimica. Un esempio comune è la frammentazione di bottiglie di plastica o reti da pesca.

La microplastica rappresenta una sfida globale che richiede un approccio interdisciplinare, coinvolgendo scienza, tecnologia, politiche pubbliche e consapevolezza sociale. Ridurre la produzione e il rilascio di microplastiche nell’ambiente è cruciale per preservare la salute degli ecosistemi e delle future generazioni.

Etimologia

Il termine “microplastica” deriva dalla combinazione delle parole greche mikros (μικρός), che significa “piccolo”, e “plastica”, a sua volta derivata dal greco plastikos (πλαστικός), che significa “modellabile” o “adatto a essere plasmato”. La parola descrive dunque piccole particelle di materiali plastici, prodotti artificialmente o derivati dalla degradazione di materiali plastici più grandi.

Proprietà fisiche e chimiche

Le microplastiche si caratterizzano per:

  • Dimensioni: variabili da pochi micrometri fino a 5 millimetri.
  • Forme: frammenti, fibre, palline, granuli o film.
  • Composizione chimica: possono essere costituite da diverse tipologie di polimeri sintetici, come polietilene (PE), polipropilene (PP), polistirene (PS), cloruro di polivinile (PVC) e polietilentereftalato (PET).
  • Proprietà fisiche: leggerezza, resistenza alla decomposizione, e capacità di galleggiare o sedimentare, a seconda della densità del polimero.

Origine delle microplastiche

Fonti di microplastiche primarie

  • Industria cosmetica: microgranuli in prodotti per la cura della pelle, come scrub e dentifrici.
  • Industria plastica: pellet di resina, usati come materia prima per la produzione di oggetti plastici.
  • Industria tessile: fibre sintetiche, come poliestere e nylon, rilasciate durante il lavaggio degli indumenti.

Fonti di microplastiche secondarie

  • Degradazione di plastica marina: frammentazione di oggetti come reti da pesca, sacchetti e bottiglie esposti a sole, onde e vento.
  • Usura di pneumatici: particelle rilasciate dall’attrito dei pneumatici sulle strade.
  • Erosione di vernici: particelle derivanti dal deterioramento di vernici su navi, edifici e infrastrutture.
  • Rifiuti urbani: frammentazione di materiali plastici nei sistemi di smaltimento dei rifiuti.

Impatti ambientali

Ecosistemi marini

Le microplastiche sono particolarmente diffuse negli oceani, dove rappresentano una minaccia per la biodiversità marina:

  • Bioaccumulo: le particelle plastiche vengono ingerite da organismi marini, dai plancton ai grandi mammiferi, accumulandosi lungo la catena alimentare.
  • Effetti tossici: le microplastiche possono adsorbire sostanze chimiche tossiche presenti nell’ambiente, come pesticidi e metalli pesanti, e rilasciarle nell’organismo ospite una volta ingerite.
  • Interferenze meccaniche: l’ingestione di microplastiche può causare blocchi intestinali o riduzione della capacità digestiva negli organismi marini.

Ecosistemi terrestri

Le microplastiche sono rilevate anche nei suoli agricoli, dove si accumulano attraverso l’uso di fanghi di depurazione come fertilizzanti e l’irrigazione con acqua contaminata:

  • Modifiche alla struttura del suolo: possono alterare la capacità di trattenere acqua e nutrienti.
  • Tossicità per gli organismi del suolo: impatti negativi sulla flora microbica e sulla fauna edafica.

Atmosfera

Le microplastiche possono essere trasportate dall’aria e depositarsi lontano dalla fonte di emissione. Studi recenti hanno rilevato la presenza di particelle plastiche anche in aree remote, come l’Artico.

Impatti sulla salute umana

Sebbene la ricerca sugli effetti delle microplastiche sulla salute umana sia ancora in corso, esistono preoccupazioni riguardo a:

  • Ingestione: attraverso acqua, alimenti (ad esempio, pesci e molluschi) e sale marino contaminati.
  • Inalazione: particelle presenti nell’aria, provenienti da polveri domestiche, usura di tessuti sintetici o pneumatici.
  • Effetti tossicologici: possibile interazione con il sistema endocrino, danni cellulari e infiammazioni.

Normative e soluzioni

Legislazione internazionale

  • Unione Europea: regolamenti per ridurre l’uso di microplastiche nei cosmetici e per migliorare la gestione dei rifiuti plastici.
  • Convenzione MARPOL: norme internazionali per prevenire l’inquinamento marino da plastica proveniente dalle navi.
  • Iniziative locali: programmi di sensibilizzazione e campagne di pulizia.

Tecnologie di mitigazione

  • Filtraggio delle acque reflue: sistemi avanzati per catturare le microplastiche nei processi di trattamento delle acque.
  • Materiali alternativi: sviluppo di bioplastiche e materiali biodegradabili.
  • Riciclo e economia circolare: promozione di modelli di produzione e consumo più sostenibili.

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